L'estate 2008 si annuncia calda, caldissima, e non solo in senso meteorologico. Come se non bastasse l'effetto-serra prodotto dall'inquinamento atmosferico, da un capo all'altro della Penisola rischia di scoppiare una «guerra delle spiagge» fra il popolo dei bagnanti e i gestori degli stabilimenti balneari. Pomo della discordia, l'ingresso libero e gratuito per raggiungere l'agognata battigia e tuffarsi finalmente in mare.

Ho visto cose che voi umani non  potreste immaginare... spiagge libere pulite nella intera Europa. E ho visto docce gratis balenare nella luce accecante del sole di estate. E tutte queste sensazioni andranno per voi perdute nel tempo per le speculazioni, per le concessioni, per le privatizzazioni. E’ tempo di un ombrellone, di una sdraio, di spiagge private. E’ tempo di pagare per ciò che è vostro..." Il muro di Berlino, la muraglia cinese e la barriera di acciaio di Padova non sono nulla a confronto delle spiagge italiane. Ci sono state confiscate. Per arrivare ad una spiaggia libera bisogna fare marce massacranti nei boschi o camminare per chilometri lungo una statale. Per poi trovare uno scarico senza depuratore. Spiaggia libera. E’ il solito incantesimo delle parole. La spiaggia è spiaggia e basta. Senza aggettivi. Perchè le spiagge diventano private? Chi concede ciò che è di tutti ai privati per il loro  profitto? Chi lo autorizza? Le amministrazioni comunali? Ma la spiaggia è dei cittadini, non delle amministrazioni. Il discorso è sempre il solito. Autostrade, telefonia, acqua, spiagge. Roba nostra, roba dello Stato viene privatizzata ignorando i nostri diritti. In Europa le spiagge sono quasi sempre libere, in Italia sono semi libere. Un po’ come tutto in questo Paese. Propongo un movimento di liberazione delle spiagge. Almeno quelle.  Libere spiagge in semi libero Stato.

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